“Non importa dove trascini una rete nel Pacifico, troverai sempre una moltitudine di pezzi di plastica che possono avere effetti cancerogeni. Perché dovrebbe interessarti? Potrei raccontarvi come quei pezzi di plastica accumulati nei pesci e che avvelenano il mare in ultima istanza finiranno per avvelenare te stesso”
Il 51enne Benoît Lecomte era partito il 5 giugno scorso dalle coste del Giappone con l’intento di raggiungere San Francisco, accompagnato da un team di supporto che lo seguiva in caso di problemi e che tracciava il suo percorso tramite GPS.
Partito da Chōshi, ha provato ad attraversare l’oceano Pacifico, senza riuscirci. La sua tabella di marcia prevedeva che nuotasse almeno 8 ore al giorno, coprendo giornalmente più di 50km. Ma a novembre Lecomte si è dovuto arrendere al maltempo, fermandosi alle Hawaii. Dopo un mese, Lecomte ha deciso di rinunciare all’attraversamento, ma vuole almeno raggiungere San Francisco.
La sua vuole essere, oltre ad una prova di resistenza, anche una campagna di sensibilizzazione contro l’inquinamento da plastica degli oceani. Oltre 12 enti di ricerca – tra cui la Nasa – hanno studiato i campioni presi dalla squadra di Lecomte. Alla Cnn ha raccontato di aver incontrato pezzi di plastica ogni 3 minuti durante le sue nuotate: “A volte nuotiamo attorno alle balene e boom! 10 minuti dopo una grossa massa galleggiante di plastica. Spesso sono oggetti che usiamo in casa tutti i giorni. Vederli insieme alla fauna marina è veramente inquietante”. Non solo, il team di supporto di Lecomte ha raccolto intorno a un centinaio di pezzi di plastica e microplastica ogni volta che gettavano una rete in mare per circa mezz’ora.
Lecomte spera di riuscire a completare la sua impresa, un giorno. “La missione non si ferma. Continuerà con le stesse idee, informando sull’inquinamento del mare per provare a stimolare le persone a cambiare le proprie abitudini. È il modo in cui viviamo sulla terra, il nostro non riciclare e il nostro uso di prodotti di plastica usa e getta che contribuisce moltissimo a questo, per questo dobbiamo cambiare”.
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